ConiglioViola racconta: la narrazione di Tino tra Milano e Baghdad

Dalle finestre di cemento dal linearismo arabo, light boxe in grado di inglobare realtà aumentata e incisione su rame, prende avvio il progetto di ConiglioViola.

Ached Bay è il califfo e io sono Tino – principessa – e sto nel palazzo di mio zio. Lo osservo dalla mia finestrella nella cupola […]

Inizia così il racconto a cui si è chiamati a partecipare, partendo dalla sede dello Studio Museo Francesco Messina. Qui le atmosfere ricche di contaminazioni orientali, ispirate della raccolta poetica Le notti di Tino di Baghdad della scrittrice Else Lasker-Schuler, prendono vita, in una nuova forma, sotto la curatela di Kaninchenhaus.

Brice Coniglio e Andrea Raviola, duo artistico nato nel 2000, tornano così nella città di Milano con il loro lavoro che spazia dalla videoart, al teatro, alla musica elettronica fino alla fotografia, senza prevalenza di tecniche, per coinvolgere in pieno pubblico e ambiente.

Con il progetto di Tino, il dialogo tra i media si fa ancora più profondo. La richiesta è quella di una cooperazione continua con lo spettatore.

ConiglioViola
ConiglioViola – Le Notti di Tino di Bagdad – ph. Gianluca Panareo

Attraverso l’opera, chi accetta di giocare, viene catapultato nella città di Milano, ma in modo inconsueto. Chiamato a seguire le vie della città alla ricerca dei dieci luoghi scelti, chi osserva si trova a vivere una caccia al tesoro. Una caccia alla direzione, mai giusta, ma propria: alla ricerca di un senso. Un significato che può essere solo narrativo.

Lo spunto è il testo che ConiglioViola scompone, traduce, modella perché la sua lettura vada oltre i tradizionali modelli di fruizione.

Sono ventisei gli episodi tradotti in immagini, senza una narrazione lineare, inizialmente presenti in uno spazio privo di tempo. Le figure rimangono statiche fino al momento in cui l’attenzione si posa su di esse. Solo per volontà dello spettatore infatti, si ha la possibilità di attivare le opere, utilizzando una applicazione creata per il progetto. Le figure di rame prendono così vita in una realtà altra, quella di uno spazio post-cinematografico che prende vita dalla realizzazione di teatrini concreti, per poi smaterializzarsi.

La fiaba comincia, in un immaginario di stratificazioni, e viene narrata solo grazie al coinvolgimento dello spettatore. Chi osserva si rende co-autore: l’unico punto di vista è quello libero, composto da evocazioni contaminate e personali, in inconsueti accostamenti.

ConiglioViola
ConiglioViola 2015-17 – installazione in realtà aumentata – courtesy ConiglioViola

Così la ricomposizione del racconto, espressione di un fenomeno collettivo, comincia in un tour attraverso più punti nello spazio per ricostruire il senso di una storia.

Ogni narrazione varia in funzione del tragitto e del modo personale e singolo di interpretare la città. L’idea di mappare, nel senso di creare una direzione, si fonde nella pratica stessa della creazione di una storia, un racconto in grado di dettare un significato nella creazione di una coerenza lineare di episodi.

Le associazioni personali diventano quindi gli indizi da seguire per raggiungere l’obiettivo: ricercare il senso.

Mentre io passo furtiva per corridoi segreti, sopra pavimenti di pietra battuti dal tempo, passo davanti a idoli dimenticati” racconta Tino, tutti coloro che osservano, si muovono tra le strade di Milano seguendo i suoi passi, trovandosi, forse, a vivere gli immaginari di un regale palazzo di Baghdad.

Sara Cusaro

CONIGLIOVIOLA

LE NOTTI DI TINO DI BAGDAD 

8 marzo – 1 aprile 2017

a cura di Kaninchenhaus

STUDIO MUSEO FRANCESCO MESSINA (e altri 10 spazi nella città di Milano) – Via S. Sisto, 4 – Milano

www.coniglioviola.com

Immagine di copertina: ConiglioViola 2015-17 – installazione in realtà aumentata – courtesy ConiglioViola