Cloud, Meteor & Star, Are Men Seen Afar: intervista a Giulio Saverio Rossi

Cloud, Meteor, and Star Are Men Seen from Afar è il progetto ideato dall’artista Giulio Saverio Rossi per la galleria bolognese CAR DRDE . Visitabile fino al primo giugno, la mostra presenta i lavori di cinque artisti che utilizzano pratiche e mezzi espressivi molto diversi tra loro: GL Brierley, Elia Cantori, Davide La Montagna, Giulio Saverio Rossi e Alberto Scodro.


Cosa unisce gli artisti da te invitati?

La mostra Cloud, Meteor, and Star Are Men Seen from Afar è composta dalle opere di cinque artisti. L’idea iniziale era quella di lavorare su un confronto legato a un medium, la pittura, poi ho scartato tale prospettiva a favore di una scelta di opere eterogenee che dessero la possibilità di costruire una narrazione più articolata all’interno della mostra. Ciò che accomuna gli artisti è il loro legame con la forma intesa come condizione che cerca temporaneamente di fermare un flusso incessante. Si tratta di una scelta sui singoli lavori in quanto legati al desiderio, come dimensione di continuo sorpassamento di uno stadio precedente. In tal senso, la citazione di William Blake da cui si avvia tutto il progetto.

Come dialogano tra loro i lavori esposti?

Il lavoro che idealmente apre la mostra è Untitled (Mirror) (2018) di Elia Cantori. L’artista ha realizzato un calco in alluminio di uno specchio barocco mantenendo una fedeltà assoluta alla forma del modello di partenza ma negandone la capacità specchiante. Il calco registra tutto ma non l’immagine riflessa, ed essendo in alluminio tende a diffrangere la luce piuttosto che rifletterla, disinnescando la logica di una veduta unica. Questo aspetto rimanda a una delle mie opere presenti in mostra, Problemi di definizione linguistica nella pittura in scala 1:1 (2018) un dittico a olio che riprende dimensione e proporzione del vetro di una finestra domestica ma che sostituisce all’idea della finestra come dispositivo ottico per una fruizione in soggettiva, una restituzione pittorica del modo in cui la luce rifrange sul vetro.
In entrambi i lavori emerge la duplicità in cui si può intendere la parola forma: forma come figura perimetrale (circoscrivibile e stagliata di contro a uno sfondo) e forma come contenitore di altre forme possibili (nel senso cui allude il titolo della mostra).
L’idea di fusione nel calco di Cantori, e quindi di stratificazione di materiali, si riallaccia alla poetica di Alberto Scodro, la cui pratica artistica si struttura nella giustapposizione di materiali che vengono sottoposti a varie fusioni tra di loro ottenendo la possibilità di leggere sia la forma esteriore sia i singoli elementi di cui si compone. Le sue opere sono sempre un’eccedenza, un qualcosa che contiene altre forme che l’artista costantemente sorpassa all’interno di una processualità. Così come accade nel lavoro di Davide La Montagna, sospeso fra il mostrare e il sottrarre un qualcosa. Le due serie di lavori con cui è presente in mostra declinano lo stesso elemento di partenza, il fiore, in due differenti e opposte logiche. Da un lato dei petali di rosa che corrono lungo il corridoio e mostrano il loro decadimento (cromatico e olfattivo), dall’altro il fiore viene tradotto in essenza profumata, destinata ad essere conservata si ma a patto di non potersi mostrare. L’artista colloca queste essenze all’interno di portagioie disposte a terra, attivando il nascondimento come una delle figure del desiderio. Chiude il percorso espositivo il lavoro di GL Brierley. Nelle opere in mostra l’artista inglese parte con pennellate così materiche da essere in grado di acquisire una valenza tridimensionale, come se fossero degli oggetti all’interno di uno spazio fittizio. La pennellata non ha solo la valenza cromatica di simulare una tridimensionalità ma è, essa stessa, un elemento che diventa parte di una struttura, creando forme antropomorfiche che ci chiedono di essere interpretate come corpi tridimensionali.



Fu4 Elia Cantori_GL Brierley
FU15 Alberto Scodro_Gl Brierley
FU5 Installation view
FU3 Installation view
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Su cosa si basa la narrazione espositiva da te realizzata e questo progetto come si relaziona con le tue precedenti mostre?

È una mostra chiasmatica, in cui i rimandi continui fra i singoli lavori creano una pluralità nel percorso espositivo. Non c’è una linearità di fruizione da sinistra a destra ma un incrocio di dialoghi. Entrando in galleria ci si trova di fronte allo specchio di Cantori che, con i suoi riflessi, restituisce lo sguardo allo spettatore. A livello espositivo ho mantenuto alcuni parametri che avevo già preso in considerazione quando ho realizzato la mia mostra personale Ogni cosa rappresa (2018), fra cui l’idea di sfruttare il corridoio come uno spazio simbolico per una tramutazione. Da un altro punto di vista, la mostra controbilancia quello che era stata la mia personale negli spazi di CAR DRDE. Ogni cosa rappresa era una mostra molto coesa e dritta. La stessa tematica veniva riletta in modalità differenti e, al contrario di questo progetto, esattamente sulla parete dove si colloca l’opera di Cantori era posizionato l’unico dipinto realistico di quella esposizione. Ho però scelto di dare una continuità con il progetto precedente inserendo, in quello attuale, un dipinto originariamente pensato per la personale ma che poi non era stato realizzato.

Qual è stato il ruolo della galleria nella costruzione della mostra?

Come gallerista Davide Rosi Degli Esposti non è nuovo a questo tipo di situazioni, aveva già presentato un progetto co-curato da Luca Bertolo nella sua prima galleria e da CAR DRDE un progetto di Andrea Kvas e uno di Davide Bertocchi. La mostra non è stata una mia proposta alla galleria ma, al contrario, è nata da un invito che mi è stato rivolto. Così ci siamo posti in dialogo e abbiamo discusso delle varie situazioni possibili fino a che il progetto ha preso una propria forma.

A cura di Irene Angenica


GL Brierley, Elia Cantori, Davide La Montagna, Giulio Saverio Rossi, Alberto Scodro

Cloud, Meteor, and Star Are Men Seen from Afar

a cura di Giulio Saverio Rossi

12 aprile 2019 – 01 giugno 2019

CAR DRDE – Manifattura delle Arti – Via Azzo Gardino, 14/a – Bologna

www.cardrde.com

Instagram: cardrde_gallery


Caption

Cloud, Meteor, and Star Are Men Seen from Afar – Installation view, CAR DRDE, Bologna, 2019 – Courtesy CAR DRDE