Circoloquadro nasce nell’ottobre del 2010 per avvicinare l’arte contemporanea a un pubblico più ampio e sostenere artisti giovani ed emergenti. L’attività di ricerca verte per lo più sulla pittura, senza trascurare fotografia, video e scultura. Dal 2019 lo spazio aprirà una call permanente per raccogliere proposte per la realizzazione di mostre. In 8 anni di attività Circoloquadro ha organizzato 52 mostre, che hanno coinvolto circa 300 artisti italiani e 13 eventi che riguardano presentazioni di libri, collaborazioni con altre associazioni, presentazioni di video, fiere, incontri con gli artisti, lezioni di storia dell’arte, mostre.
Ci siamo solo persi di vista
Per Spazi 2018 Circoloquadro presenta Ci siamo solo persi di vista, mostra personale di Fabrizio Segaricci.
Durato ben tre anni di lavoro, il progetto nasce in seguito al ritrovamento di alcune pellicole da 16 mm datate 1968: si tratta di vecchi filmati di montaggio nei quali venivano raccontate le condizioni operaie nell’Italia del boom economico.“Dalla visione dei nastri, ciò che più mi ha colpito è stato il grande impatto realistico delle immagini contrapposto all’audio decisamente propagandistico che oggi potrebbe sembrare quasi caricaturale. A distanza di mezzo secolo, il progetto intende aprire delle riflessioni su come sia cambiato e dove sia ormai finito il rapporto che lega le persone al mondo del lavoro.”
In mostra ci saranno tre grandi lightbox, di cui uno lungo 2 metri, e i visitatori saranno chiamati a osservare i frammenti delle pellicole con l’ausilio di una lente di ingrandimento per leggere la narrazione con attenzione e con sguardo critico ma senza nessun rammarico.
Fabrizio Segaricci non intende promuovere una storia o dei valori ormai passati, ma vuole sollecitare delle domande. Guardare al passato per capire dove e come siamo arrivati al nostro presente e, forse, come si evolverà il futuro.
I lightbox, composti dalle bande bianche e nere delle pellicole montate in verticale, se da lontano disorientano, quasi come fossero quadri optical, da una distanza ravvicinata inducono il movimento verso l’opera stessa per “entrare” nella storia in una seconda dimensione che obbliga ad andare oltre una semplice lettura storica e nostalgica alla ricerca delle radici del nostro presente.