È sempre contenuto e accogliente l’ambiente di Dimora Artica, allo stesso tempo raccolto e aperto, invita chi si affaccia a entrare attraverso un pieghevole, altrettanto piccolo e leggero. Leggero come sono le carte, nel loro essere svolazzanti e sventolanti, che, applicate alle pareti bianche, mostrano l’immagine.
Quest’ultima è infatti la protagonista dell’istallazione Il Battito delle Ali, curata da Andrea Lacarpia e realizzata attraverso le opere di Cesare Biratoni, posate sui muri della galleria.
Ad aprire la mostra c’è un’accostamento insolito: un dittico composto da una tela e da una carta, sintesi dell’intero processo creativo che sta nella mente dell’artista: un legame tra due tecniche, che passa tanto per la materia del colore, quanto per la forma dell’immagine.

Pensate come una composizione di tracce di archivio, parte delle carte dell’artista, di diverso genere e natura, sembrano aver preso il volo dallo studio del pittore per migrare insieme verso una più adatta collocazione spaziale. Come le farfalle mostrano ali colorate di occhi variopinti, esposte in teche sulla parete di un collezionista appassionato, così i fogli di Biratoni portano con loro le immagini delicate dalle tinte pastello e dai cromatismi leggeri.
Si adattano alla superficie a cui sono appoggiate, ferme, immobili, eppure, sembrano pronte a scappare al minimo movimento di aria. Su di un supporto così effimero, le immagini vengono create dall’artista attraverso diverse tecniche, che passano dal collage con l’uso di ritagli fotografici alla pittura dalle velature sospese.
Le immagini si sovrappongono in un continuo rimando di riferimenti. A partire dalla figura del corpo umano, sempre presente e riconoscibile e primo soggetto usato dall’artista, le membra si fanno frammentarie, e instabili, andando a comporre nuove strutture e nuovi organismi.
Un moltiplicarsi di strati e superfici si accumula sulla leggerezza del foglio di carta, creando un contrasto formale tra la materia e ciò di cui essa si impregna nel suo essere portatrice della forma.
Ed è proprio secondo questo approccio metodologico che alcune delle immagini di Biratoni vengono create: i fogli sono il risultato di un passaggio, sono il mezzo attraverso il quale l’artista lavora sulle tele, per andare a togliere il colore in eccesso, arrivando alla definizione finale della figura cercata. Sulle carte rimangono le macchie impresse, come sindoni di quadri, come negativi di altre immagini, come specchi di frammenti di un’azione creatrice.

Un gesto in grado di prendere la realtà per riconfigurarla attraverso un movimento generatore di un’immagine diversa. Una nuova configurazione per vagliare, approfondire, analizzare e conoscere più a fondo, non solo la realtà ma anche ciò che si nasconde nell’atto stesso della percezione, avviata in primis dall’esperienza estetica.
L’imago, l’immagine, così come viene letta dalla psicologia: una sorta di schema mentale che dirige e decide del modo in cui un soggetto percepisce l’altro, lo orienta quindi verso la percezione.
Ma imago è anche l’ultimo stadio della vita di un insetto, quello subito prima della morte, quello della consapevolezza, della presa di coscienza, dell’interiorizzazione. Infatti, “Poi l’immagine diventa matura, come la farfalla diventa imago, e prende il volo. Altra emozione’’ scrive Georges Didi-Huberman ne “La Parabola della Falena“.
Sara Cusaro
CESARE BIRATONI
IL BATTITO DELLE ALI
19 maggio – 16 giugno 2017
a cura di Andrea Lacarpia
DIMORA ARTICA – via Matteo Maria Boiardo, 11 – Milano
In collaborazione con GALLERIA ARRIVADA
Immagine di copertina: Il battito delle ali – exhibition view – courtesy Dimora Artica, Milano