House of Displacement: verso un nuovo linguaggio.

La meronimia è una relazione semantica utilizzata in linguistica: X è meronimo di Y se X è parte di Y, o X è meronimo di Y se X è un membro di Y. Più semplicemente, un meronimo è un vocabolo che indica una parte di un tutto, rispetto a un altro vocabolo che indica quel tutto: ‘ruota’ è meronimo di ‘automobile’.
House of Displacement segue lo stesso principio di relazione, produce senso non nel suo generare una presenza ma nei rapporti a cui dà possibilità, e che muove, introducendo una nuova e aggiornatissima dinamica di linguaggio.
House of Displacement è un festival di quattro giorni – 3 / 6 ottobre 2019 – curato da CampoBase e realizzato a Torino. Il programma si presenta come esperienza contemporanea condivisa, adotta un approccio immersivo e partecipativo ed è il progetto conclusivo del corso per curatori Campo18 promosso dalla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo con il sostegno della Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT.

Il progetto sviluppa, in maniera osmotica con i più recenti terreni di ricerca internazionale, l’identità stessa di CampoBase, spazio temporaneo e in trasformazione fondato nel 2019; una realtà particolare, che non permette categorizzazioni e che si inserisce in quel milieu culturale che vede il concetto di curatela come materia non più elastica ma ormai plastica, pronta alla sfida evolutiva e a generare nuove forme.
A Torino, grazie ai membri del collettivo (Irene Angenica, Bianca Buccioli, Martina Cavalli, Emanuele Carlenzi, Gabriella Dal Lago, Alice Labor, Ginevra Ludovici, Federica Torgano e Stefano Volpato), il termine displacement, in italiano “dislocamento”, partendo dalla semplice e asettica definizione di “spostamento di un corpo da un punto all’altro dello spazio” esplode in una galassia di relazioni e significati.

Con apertura contemporanea, giovedì 3 ottobre il festival ha presentato al pubblico Do Nothing Club – processo di progettazione collaborativa attraverso cui gli artisti Alessio Mazzaro e Fiona Winning hanno invitato il pubblico in uno “spazio protetto e transitorio dove “fare niente”, in cui fermarsi e restare inattivi per tutto il tempo che si desidera, creando una soluzione collettiva contro l’iperproduttività” – e How far should I go to explode? – atto I di Lucia Cristiani, una “riflessione sulla necessità di movimento, di spostamento da un luogo all’altro come ricerca di nuovi scenari e nuovi sguardi sulle cose” che pone al centro una simbolica automobile dal sapore nelsoniano.



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Tommaso Guariento, Spazio Simbolico, Prospettico, Moderno, Post-Moderno, Neo-Medievale
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Venerdì 4 ottobre ha avuto inizio la parte più strettamente “teorica” dell’evento torinese: il Tram di Progetto Diogene ha ospitato Spazio Simbolico, Prospettico, Moderno, Post-moderno, Neo-medievale, un racconto del rapporto uomo/ambiente condotto da Tommaso Guariento. Nella stessa giornata ha aperto Anyone lived in a pretty how town, progetto, curato dal collettivo curatoriale GAPS, che riunisce gli artisti Marcel Darienzo, Super Sohrab e Tarxun. Attraverso video e opere sonore, “esamina i modi in cui la crisi linguistica mette in atto momenti di sospensione e potenzialità e riflette sulla reiterazione del discorso come strumento di spostamento di significati”.

Sabato 5 ha proposto l’esplosivo atto conclusivo di How far should I go to explode?, la performance The Party Wall – realizzata da Corinne Mazzoli in collaborazione con Ilaria Salvagno e incentrata sul fenomeno globale dell’urban fencification , l’atto di rendere sicuro uno spazio recintandolo – e il secondo appuntamento al Tram Progetto Diogene, Abitare Illegale, condotto da Andrea Staid e Matteo Meschiari

La giornata conclusiva del festival si è aperta con Modelli Abitativi per una Vita Difficile, progetto sinestetico dell’artista siciliana Vanessa Alessi che ha esplorato “la scomodità del vivere attraverso tentativi che suggeriscono nuovi modi di stare al mondo, riflettendo sull’esistere come sforzo teso verso la comfort zone”. Dopo l’ultimo, attualissimo, momento di dialogo condotto da KABUL magazine e avente come soggetto il concetto di kinopolitica, analizzato attraverso differenti approcci, è stata la volta dell’atto finale: 00:00:02:50 show, “un progetto sperimentale di musica astratta, ideato da Jacopo Foglietti, che sonda la relazione tra suono e percezione temporale, e che mira alla creazione di momenti speciali dove il tempo rallenta e l’ascolto diventa esperienza stimolante e rigenerativa”.

House of Displacement ha colpito al cuore la città di Torino. Il festival ha trattato la più attuale delle tematiche senza cadere nel facile populismo, senza politicizzare questioni di ineludibile interesse generale. La lettura proposta del tema “displacement è stata colta e ampia, a tratti molto divertente e sensazionale, a tratti raffinata e profonda. Fra colorate maschere saltellanti e luoghi di voluta, calma, inattività, CampoBase ha presentato un format coraggioso e vincente, che pone al centro le più interessanti e attuali modalità di proporre arte.
Per una futura edizione 2020 forse la settimana di Artissima potrebbe concedere un palcoscenico più ampio e internazionale, insieme alla meritata maggiore visibilità, ma siamo sicuri che Torino non si lascerà sfuggire e valorizzerà questa nuova stella del suo firmamento.

Marco Roberto Marelli


House of Displacement ~ festival

a cura di CampoBase

promosso dalla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo con il sostegno della Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT.

03 ottobre – 06 ottobre 2019

Torino

www.campobase.cargo.site

Instagram: campobase_crs


Caption

The Party Wall, Corinne Mazzoli in collaboration with Ilaria Salvagno – House of Displacement, 2019, Turin – Courtesy the artist and CampoBase, ph. Studio Abbruzzese

Vanessa Alessi, Housing Models for a Difficult Life // Modelli Abitativi per una Vita DifficileHouse of Displacement, Bastione di San Maurizio, 2019, Turin – Courtesy the artist and CampoBase, ph. Studio Abbruzzese

Alessio Mazzaro and Fiona Winning, Do Nothing ClubHouse of Displacement, 2019, Turin – Courtesy the artist and CampoBase, ph. Studio Abbruzzese

Lucia Cristiani, How far should I go to explode? (Act II), video frame – House of Displacement, 2019, Turin – Courtesy the artist and CampoBase, ph Mattia Pastore

Tommaso Guariento, Spazio Simbolico, Prospettico, Moderno, Post-Moderno, Neo-MedievaleHouse of Displacement, 2019, Turin – Courtesy CampoBase