Sicuramente sarà capitato a tutti, almeno una volta, di rompere un piatto, una tazza del servizio “buono” della nonna, quello che si usa solo per le feste comandate, rischiando di fare la stessa fine del mal capitato oggetto sotto l’ira della suddetta progenitrice.
È parte della cultura occidentale. Un oggetto rotto è sicuramente un oggetto da buttare, non si può più utilizzare. Eppure non è cosi per tutti. Di certo non è ciò che propone Bouke De Vries (Utrecht, 1960) nella sua istallazione personale da Officine Saffi a Milano.
Sometimes I look east, sometimes I look west raccoglie, attraverso le ceramiche dell’artista Olandese e accanto a questa concezione tipica della cultura consumista, una visione diversa: in oriente ogni oggetto, può avere una seconda vita, anzi, una seconda esistenza ancora più ricca della precedente, dopo la frattura.

Prendendo avvio dalla sua formazione e professione come conservatore e restauratore di ceramiche, Bouke De Vries pone l’attenzione su questa differenza di visione tra le due culture. Se da un lato si ha il rifiuto di ciò che non è perfetto, la cui bellezza sembra essere danneggiata dalla frammentazione e dal danno, dall’altro si trova invece una celebrazione e una esaltazione della rottura come ulteriore componente estetica e simbolica.
Occidente e Oriente sembrano così incontrarsi nei pezzi dell’artista, come già si erano incontrate durante il secolo d’oro olandese, durante il quale scambi e commerci di maioliche, passavano da Delft alla Cina, e viceversa, in una continua contaminazione di tecniche e tradizioni di produzione.
Un vaso cinese in terracotta gioca con un contorno di farfalle, elemento tipico delle nature morte del XVII secolo nel nord europa. L’idea della resurrezione simboleggiata dall’insetto nella cultura delle province unite, dialoga con la concezione di rinascita che viene donata a un oggetto rotto e restaurato secondo la tradizione orientale. I cani sempre presenti nelle scene di genere dei maestri del nord come simbolo di accoglienza, ospitalità e fedeltà, si accostano, nelle ceramiche del XVIII secolo, con il simbolo culturale di Fo, mezzo cane, mezzo leone, posto a protezione dei templi.
Le opere sono cocci, frammenti, elementi assemblati e spezzati, che si distribuiscono per la superficie dello spazio come un catalogo di ricordi e di influenze.

Così Buoke De Vries si afferma in contrasto con una mentalità rivolta all’unicità e alla perfezione che porta alla ricerca di una figura senza graffi, senza segni del tempo, di un occidente che da sempre cerca un restauro dell’originale bellezza dell’oggetto, nascondendo, cancellando tutti gli elementi di disturbo e di trauma.
La sua opera permette infatti di poter scorgere un rinnovamento dell’oggetto aggiustato, nella sua crescita di significato e di storia, dettata dal passaggio e dal cambiamento.
I frammenti e le de-custruzioni ricomposte dalla mano dell’artista, nel riscoprire un’abilità artigiana del fare, unica in grado di dare un valore realmente qualitativo alla creazione, donano una nuova narrazione agli oggetti, una simbologia in grado di raccontare il rapporto del divenire da feticcio a coccio, di nuovo simbolo. Come un passaggio che di mano in mano ti riconduce al piatto che, prendendo, avevi rotto.
Sara Cusaro
BUOKE DE VRIES
SOMETIMES I LOOK EAST SOMETIMES I LOOK WEST
23 Gennaio – 14 Marzo 2018
OFFICINE SAFFI – Via A. Saffi, 7 – Milano
Immagine di copertina: Sometimes I look east, sometimes I look west – exhibition view – courtesy the artist and Officine Saffi