Spetta all’incantevole cornice di Palazzo Fava, luogo unico e un po’ magico, raccontare e far riscoprire la galassia artistica che ha corso, impetuosa, fra i portici della città felsinea dal secondo dopoguerra a oggi. Con la mostra Bologna dopo Morandi. 1945 – 2015, giunta a due anni di distanza dalla vasta rassegna Da Cimabue a Morandi, Renato Barilli, grazie al sostegno di Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna e Genus Bononiae, realizza un’interessante e accurato percorso, diviso in dodici stazioni, con il quale presentare al vasto pubblico la produzione artistica di quegli operatori estetici che sono nati o che hanno lavorato a Bologna e nei dintorni. Non una rassegna di pittura regionale ma la volontà di mostrare grandi artisti che hanno profondamente segnato la percezione estetica dei nostri giorni, personalità e gruppi che pur vivendo in una piccola-grande città sono stati pervasi, in maniera osmotica, dalla sfera culturale e tecnologica del mondo globalizzato che li circonda.

Terminato quel periodo oscuro, che prese il nome di Seconda Guerra Mondiale, dove arte e morale lottavano strenuamente per riportare i colori nel mondo, a Bologna, prese sempre più importanza la figura di quel Francesco Arcangeli che si dimostrerà uomo fondamentale per il passaggio alla pittura informale ponendosi al centro della corrente artistica chiamata Ultimo naturalismo, “movimento pittorico” che pose la città delle due torri nel cuore del panorama culturale italiano e che si pone oggi come prima grande tappa della mostra bolognese. Salendo poi verso il limitare degli anni Cinquanta, le sale di Palazzo Fava si colorano con l’opera dell’artista Pop Concetto Pozzati e inizia un percorso nell’arte a noi più vicina che, senza trascurare le sue varie espressioni, passa dal cristallino talento fumettistico di Andrea Pazienza, al rinnovato uso del medium fotografico intrapreso dal più anziano Nino Migliori fino ad arrivare a una selezione di video arte (realizzata con la collaborazione del giovane storico e critico d’arte Pasquale Fameli) ripresa dall’annuario Videoart Yearbook.
Disseminate nel percorso espositivo troviamo poi opere di artisti studiati e apprezzati dalla critica ma che spesso non hanno ottenuto una grande risonanza mediatica: uno su tutti quel genio unico che fu Mattia Moreni, espressione massima di quella libertà artistica che scuote ogni tanto la nostra troppo spesso mediocre penisola. Un discorso a parte vale per la “stazione” dedicata all’esperienza della “scuola” di Palazzo Bentivoglio dove Vasco Bendini fu maestro e anticipatore di una nuova maniera di comprendere l’esperienza estetica, di quel nuovo mondo aurorale di cui si nutrirono il poverista atipico Pier Paolo Calzolari e il grande rinnovatore Luigi Ontani. E proprio al camaleonte di Grizzana Morandi spetta la palma di artista faro, di tappa imprescindibile per le nuove leve bolognesi. Il suo fare, sempre in bilico sulla cultura post-moderna, regala a Bologna una serie di realizzazioni che ben esplicano le motivazioni del suo trovarsi oggi sulla vetta dell’arte contemporanea a livello mondiale.

Una volontà comunicativa ampia, che non vuole porsi a conclusione di un periodo ma essere base di lancio per mostre future che riscoprano e meglio analizzino i vari episodi dell’arte bolognese e non, è ciò che muove la visione espositiva di Renato Barilli, di quella grande mente che attraverso la nascita del DAMS e il suo innovativo metodo di “leggere” la creatività diffusa che ci circonda ha permesso all’arte italiana di fuggire dai logori maestri facendosi crescere delle “antenne” per proiettarsi nel mondo e nel futuro.
Marco Roberto Marelli
BOLOGNA DOPO MORANDI. 1945-2015
23 settembre – 8 gennaio 2017
a cura di Renato Barilli
PALAZZO FAVA – Via Manzoni, 2 – Bologna
Immagine di copertina: Vasco Bendini – La mano. Quadro per Momi (dittico) – 1967, doppi telai in legno, tela ritagliata, gommapiuma e cellophane, 190x190x5 cm (ciascuno) – courtesy Archivio Vasco Bendini, Roma. Foto Louise Felipe de Oliveira do Rosario, Roma.