BienNoLo ferma il Sole e muove la Terra

Se ci venisse in mente di misurare il rapporto statistico tra le recensioni che BienNoLo ha raccolto in totale e il numero dei giorni dell’evento, ci renderemmo conto che la media delle menzioni è molto alta, anche troppo. La mostra, accompagnata da numerosi workshop, appuntamenti ed eventi collaterali, si è tenuta dal 17 al 26 maggio 2019. Era opportunamente localizzata nello spazio esteso dell’Ex Laboratorio Panettoni Giovanni Cova a Milano. Il concept è stato ideato da Carlo Vanoni, la mostra è stata curata da ArtCityLab (Rossana Ciocca e Gianni Romano) e Matteo Bergamini. Senza esagerare, per tutto il periodo dell’evento, le notizie su BienNoLo fluivano piuttosto regolarmente ed abbondantemente, molte pagine tematiche online ne parlavano, uscivano quasi dai frigoriferi e trovavano in tutti gli angoli di casa (balcone incluso). BienNoLo era praticamente dappertutto e, per il periodo del suo breve mostrarsi, ha dominato le risorse esistenziali dei residenti di Milano. Ne valeva la pena?

Il movimento di interventi concentrati sui quartieri di Milano è iniziato anni fa. Possiamo ricordare le “azioni guerriglia” di Bert Theis (1952-2016) in zona Isola. Questa volta, gli artisti hanno dato un’occhiata rilassata, leggera e parzialmente partigiana all’arte, localizzandosi in NoLo (Nord di Piazzale Loreto). La prima edizione della Biennale d’arte contemporanea di NoLo, che da ora in poi, ogni due anni, farà parte del mondo artistico milanese, ha scelto una tematica ugualmente leggera e non impegnata: “#eptacaidecafobia” (in greco, “paura del numero 17”).

I trentasette artisti invitati hanno presentato in mostra: “cicche” di vari colori appiccicate ai davanzali (Serena Fineschi, About Decadence Trash Series, 2018-2019), fastidiosi “allarmi sveglia” (Luisa Turuani, Memento mori, 2019) e un gigantesco kebab di cemento continuamente colpito da passanti aggressivi (The Cool Couple (Niccolò Benetton e Simone Santilli), Turborage, 2017), solo per menzionare alcuni ribelli. Tutto ciò che vediamo in mostra sembra non avere la pesantezza della pianificazione, respira aria di gioventù, manifesta attivamente il carpe diem e non fa caso al domani. Una delle poche gocce di seriosità nell’evento proviene da Acquasantiere (2012) di Alfredo Rapetti Mogol. L’opera, sita nel seminterrato dello “scandaloso” palazzo privo dei basilari servizi come luce e gas (tranquilli, Massimo Uberti ci ha fornito le candele di Città ideale, 2019), è realizzata in metallo e cemento, “raccoglie lacrime di gioia e di dolore provenienti da tutto il mondo”. Un lavoro localizzato ottimamente, che si affaccia su un’altra opera dello stesso artista, Sei la mia cura (2019), una delle poche realizzazioni non sperimentali presenti in mostra.

Parlando di sacralità nell’arte, arriva in maniera sottile e magnifica L’Apocalisse 21.1 (2019) di Francesco Bertelé. “Ovunque ci sia uomo e spiritualità c’è una caverna nel cuore1” – cosi ha aperto la sua prima personale in 2016 e finora, fortunatamente, non ha cambiato le atmosfere del suo fare: “All’orizzonte, di fronte al mare, al crepuscolo, la frontiera è una linea immaginaria e realissima che separa e insieme unisce due mondi (come scriveva Alessandro Leogrande). Vedere, non vedere. È qui che si dilata lo spazio della messa in scena”.

Propone un’eccezionale bellezza formale, che ricorda importanti opere realizzate nel contesto dell’espressionismo astratto, Cartografia dell’orizzonte/Transhumus (2018-2019), dipinto su tessuto disegnato da Francesca Marconi. Il lavoro tratta la questione del confine umano/geografico; l’artista indaga la libertà dei movimenti quando noi diventiamo il luogo o il luogo si trasforma grazie al nostro passaggio. Una coperta, nella quale è possibile avvolgersi, espone un dipinto “modellato” sul muro della galleria temporanea di BienNoLo.



Marco Ceroni
FUThe Cool Couple - BienNoLo - Ph-F_Stipari 0932
Marco Ceroni
Milano 2019 // Ph: Fabrizio Stipari
Milano 2019 // Ph: Fabrizio Stipari
Fu2019-05-17 - BienNoLo - Ph-F_Stipari 0943 - press
FU Massimo Uberti - BienNoLo - Ph-F_Stipari 0881- press
Fu Elizabeth Aro- BienNoLo - Ph-F_Stipari 0917
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Dopo pochi passi troviamo Mundo (2004-2019) di Elizabeth Aro, una scultura immensa, realizzata in feltro bianco, appesa al soffitto con una corda, a portata di mano. La caratteristica principale che la distingue dal modello di globo terreste che noi tutti conosciamo è dovuta al moto di “gravitazione” a cui l’opera è stata, sorprendente, assoggettata. Tutti i continenti si sono fortemente spostati verso sud (verso il pavimento di piastrelle dell’Ex Laboratorio Panettoni Giovanni Cova). L’intervento da vita a una nuova dimensione in un modo eccezionalmente semplice. Mundo evoca un sentimento di ambiguità derivante dal fatto che la scultura è calorosa a livello cromatico e al tatto ma presenta una situazione alquanto timorosa. Le previsioni sul futuro conducono, ovunque, verso una continua ansia d’apocalisse; non sapiamo cos’è vero e, nemmeno, cos’è giusto.

L’unica visibile debolezza, abbastanza dolorosa (anche se, forse, la sola dell’evento), è la mancanza di descrizioni facilmente fruibili dei materiali utilizzati per realizzare le opere. Avendo una modalità schematizzata di passaggio nello spazio, vedo, sento l’opera, voglio sapere chi l’ha fatta, il suo titolo, desidero capire di che cosa tratta. Per esempio, non giungo facilmente ad associare il titolo Memento mori al “suono della sveglia” sentito vagamente in aria. Sarebbe relativamente tutto più semplice se vi fossero scritte maggiormente esplicative che illustrano la modalità formale oltre al nome dell’autore e al titolo dell’opera.

La natura transitoria di BienNoLo è sottolineata da performance come quella di Marco Ceroni. L’impetuosa entrata dei motociclisti e la ballerina nel cortile sotto la coperta dell’ombra del tramonto. I “resti” del breve intervento dall’altro mondo, forme nere estranee, restano appese al muro del cortile e prendono il nome di Nitro, Spirit, Pegaso, Rocket (2019). Il concetto dell’operazione si basa su immaginari quotidiani, “Feticci che collassano violentemente su se stessi sincronizzano frammenti di realtà e la loro esaltazione. Le carene anteriori di alcuni scooter vengono alterate attraverso l’innesto di altre forme, creando immagini in bilico tra demoniaco e animale. Si innesca cosi un cortocircuito continuo tra reale e verosimile, tra quotidiano e perturbante, tra banale e soprannaturale (…)” – spiega l’artista, esprimendosi con un testo che accompagna l’opera.

Tutto ciò che risulta effimero, non lo è per forza: “Una volta o due alla settimana, da gennaio ad aprile, siamo andati a mostrare lo spazio dell’ex-panettonificio agli invitati: stavamo lì, con qualsiasi tempo. Gli artisti studiavano gli spazi, annusavano, guardavano, provavano, scrivevano, prendevano appunti, fotografavano, per cui l’installazione di ogni lavoro è stata valutata a lungo e nel rapporto con lo spazio trovano nuova luce anche lavori nati, ad esempio, negli anni Novanta. È una mostra che sembra leggera, effimera, impalpabile, ma è altamente studiata e dialogata, sia con gli artisti che tra gli organizzatori.2” – racconta il curatore Matteo Bergamini.

La mostra è un successo e finisce con un botto da ottomila visitatori. Alcuni, come me, sono sicuramente venuti più di una volta. Alla fine, non solo le opere ma anche l’evento stesso attraeva fortemente con la sua energia, confusione, gioia, generando un attimo d’ansia avventurosa al momento della firma della manleva all’entrata. A un mese di distanza, raffreddati gli animi, bisogna affermare la spettacolare unicità della mostra. Molto deriva dal semplice fatto che la maggior parte delle opere sono site specific, esistono nel qui e ora, possono nascere, influenzare il pubblico, vivere cinque minuti e morire improvvisamente. È un flirt fugace d’estate, che fin dall’inizio conosce la propria durata e non ci resta che godere gli ultimi raggi di sole.

Dobrosława Nowak


Note:
1) Ginevra Bria, Contenitori di natura. Francesco Bertelé a Milano, 1 luglio 2016, Artribune.
2) Silvia Conca, BienNolo is now! A Milano, 17 maggio 2019, Exibart.


BienNoLo 2019

A cura di ArtCityLab, Matteo Bergamini e Carlo Vanoni

17 maggio – 26 maggio 2019

Ex Laboratorio Panettoni Cova – Via Popoli Uniti, 11 – Milano

www.biennolo.org

Instagram: biennolo_milano


Caption

The Cool Couple – Exhibition view, BienNoLo, 2019 – Courtesy BienNoLo, ph F. Stipari

Marco Ceroni, Exhibition view, BienNoLo, 2019 – Ph Dobrosława Nowak

Francesco Bertelé – Exhibition view, BienNoLo, 2019 – Courtesy BienNoLo, ph F. Stipari

Francesca Marconi – Exhibition view, BienNoLo, 2019 – Courtesy BienNoLo, ph F. Stipari

Luisa Turuani – Exhibition view, BienNoLo, 2019 – Courtesy BienNoLo, ph F. Stipari

Massimo Uberti – Exhibition view, BienNoLo, 2019 – Courtesy BienNoLo, ph F. Stipari

Elizabeth Aro – Exhibition view, BienNoLo, 2019 – Courtesy BienNoLo, ph F. Stipari