Geografie, rigenerazioni urbane e fatiche dell’arte indipendente | Art Days – Napoli Campania

Tra il pullulare di proposte artistiche, affermate e nuove, emerse in occasione della seconda edizione degli Art Days – Napoli Campania, la compagine emergente – composta in larga parte da spazi indipendenti e associazioni culturali (ma non solo) – è stata protagonista di un variegato sottobosco cittadino e regionale.
Il 2022 ha rappresentato l’anno del consolidamento della manifestazione, che si è tenuta dal 24 al 27 novembre, e ha coinvolto tutta la regione Campania. A partire dal lavoro di scouting iniziato nel corso del 2021, quest’anno abbiamo visto ampliarsi la partecipazione all’iniziativa grazie a un lavoro capillare di ricerca sul campo e di relazioni, che ha portato alla naturale creazione di una mappatura di spazi e di realtà diversificate presenti sul territorio.

Spazi indipendenti e associazioni culturali rivestono un ruolo fondamentale nel panorama artistico del territorio: partecipano alla scena contemporanea in qualità di dispositivi per la ricerca autonoma e libera, la sperimentazione, l’innovazione, la contaminazione di linguaggi e l’aggiornamento della pratica artistica ed espositiva. La loro presenza nell’edizione 2022 degli Art Days ha contribuito a portare una grande effervescenza al progetto: quest’anno, abbiamo chiesto ad ognuno di loro di presentare una proposta progettuale ad hoc per gli Art Days, in linea con la visione, poetica e identità artistica di ciascuno di loro.

La scoperta e l’approfondimento dell’ampio ventaglio di proposte emergenti, operanti dentro e fuori i centri cittadini campani, ha portato al coinvolgimento di ben 16 enti partecipanti e altrettante promettenti proposte artistiche. Da spazi urbani e sub-urbani riqualificati ad affascinanti esempi di archeologia industriale, da palazzi storici a siti archeologici urbanizzati, da chiese sconsacrate a borghi antichi, ecco la multiforme scena artistica emergente della città di Napoli e della più ampia regione Campania presentata in occasione degli Art Days.

Per “anzianità” partiamo da Flip Project, un artist-run-space improntato alla collaborazione internazionale e alla ricerca dal 2011. Progetto nomadico, per volontà del suo fondatore – l’artista e curatore Federico Del Vecchio – ma anche per contingenze e necessità, Flip oggi ha sede in una cappella gentilizia degli anni Cinquanta nel cortile di un palazzo a pochi passi dalla centralissima e iper-turistica Piazzetta Nilo; spesso e volentieri, però, il suo raggio d’azione oltrepassa i confini della cappella e intercetta possibilità di convergenze e sinergie con progettualità che lo portano altrove.
Un altro baluardo irriducibile della scena artistica indipendente partenopea è La Casaforte S.B., casa-laboratorio degli artisti Valeria Borrelli e Antonio Sacco e dei loro figli nel cuore dei Quartieri Spagnoli; fondata nel 2011 a seguito del recupero del chiostro cinquecentesco del Convento della Trinità degli Spagnoli e dell’adiacente sede dell’antica litografia Manzoni e De Lucia, è spazio di ricerca permanente e opera aperta transmediale che rifugge definizioni, ma pone ​​l’accento sulle interconnessioni e sulle pratiche artistiche di comunità.
Sempre al centro storico, e sempre nati in seguito a processi di rigenerazione urbana di ex-manifatture, troviamo altre due realtà fortemente radicate, Quartiere Intelligente e Magazzini Fotografici, i cui rispettivi spazi sorgono nel solco della tradizionale lavorazione della pelle, memoria di una identità produttiva e artigianale in cui Napoli ha eccelso. Il Q.I., nato nel 2013 dalla visione lungimirante della fondatrice Cristina Di Stasio e della curatrice Adriana Rispoli, in quelle che erano aree manifatturiere del calzaturificio e fabbrica di guanti Vitulli – marchio presente ancora oggi dal 1895 – trasforma un angolo di città degradato, ma strategico e centrale, in avamposto della città intelligente e sostenibile e attivatore di pratiche artistiche che guardano alla nuova ecologia urbana. I Magazzini Fotografici, aperti nel 2016, si trovano nell’antico Palazzo Caracciolo D’Avellino del Decumano superiore, lo spazio un tempo occupato dal Borsettificio Ines, nella strada conosciuta come l’“Anticaglia”, rappresentativa della stratificazione urbanistica dalla polis greca all’epoca barocca e, per gli addetti ai lavori, di fronte alla Fondazione Morra Greco. In questo spazio polifunzionale impegnato nel sociale, la fondatrice Yvonne De Rosa, da anni punta alla divulgazione della fotografia attraverso attività espositive, rassegne cinematografiche, workshop, presentazioni e un piccolo bookshop interamente dedicato ai libri fotografici, con un bel focus sul self-publishing.
Spingendosi dal centro storico verso Piazza Garibaldi, si incontra, nei pressi di Porta Capuana, puntozerovaleriaapicella, casa-atelier che porta il nome della sua fondatrice, la danzatrice e performer Valeria Apicella, rientrata da pochi anni a Napoli dopo più di vent’anni a Parigi. Nato nel 2019 ​​al termine dei lavori di recupero d’un ex-ala del grande chiostro cinquecentesco di Santa Caterina a Formiello, all’interno del ex-Lanificio borbonico, il restauro architettonico fa parte integrante del progetto artistico, realizzando la visione di uno spazio vuoto che è al centro della ricerca dell’artista.
Per chiudere in bellezza il tour all’insegna dell’archeologia industriale campana, ora che siamo giunti alla stazione, vi portiamo da Opificio Puca a Sant’Arpino, lo spazio all’apparenza più simile all’estetica delle warehouses londinesi, but not quite. Sul difficile e contraddittorio Asse Mediano, la strada statale che attraversa il mare di cemento che da Napoli porta a Caserta, simbolo della periferia dimenticata dalle istituzioni, Opificio Puca si raggiunge facilmente in 20 min di treno da Napoli Centrale. In questi spazi fortemente connotati dall’attività manifatturiera – calze a inizio ‘900, poi packaging alimentare fino agli anni Settanta e calzature ancora oggi – una comunità di artisti e attivisti, sotto la direzione artistica di Maria Giovanna Abbate e Francesco Capasso, propone una pratica artistica condivisa e alternativa rispetto al sistema dell’arte maggioritario, e si presta come spazio espositivo e, al contempo, di produzione e di formazione multidisciplinare, dalle arti visive al teatro, dalla musica al cinema.

Partendo da Sant’Arpino, riprendiamo l’Asse Mediano e viaggiamo in direzione sud-est verso Casalnuovo di Napoli, dove incontriamo la giovanissima associazione di promozione sociale Fenice in Pigiama, nata nel 2021, ospitata all’interno dello storico Palazzo Salerno Lancellotti. Loro mission sono lo scouting e la promozione di talenti emergenti e la diffusione della lettura nel territorio casalnuovese. Da qui, in nemmeno un quarto d’ora di auto, si arriva a Somma Vesuviana, il cui presidio artistico-culturale è portato avanti da Tramandars, un’associazione di agitatori culturali nata nel 2017 che, sotto la direzione artistica di Tani Russo, lavora principalmente con l’arte pubblica e la street art con l’obiettivo di valorizzare il patrimonio storico e urbanistico dell’antico borgo medievale di Somma, il “Borgo Casamale”. È una fucina di progetti e di idee che nascono da un forte rapporto con la realtà territoriale e dall’approccio non convenzionale tra associati, artisti, designer, studenti e ricercatori, fino ad oltrepassare i confini territoriali e regionali.
Scendendo le pendici del Vesuvio, si arriva a Spazio Amira di Raffaele Avella, nel cuore del centro storico di Nola dove, tra le mura di un vecchio edificio monastico sorto sulle antiche fondamenta del Duomo, vi è un cortile trasformato in un rigoglioso e curato giardino, diventato poi contenitore di idee.
Tornando verso Napoli, ci fermiamo a Ponticelli, nella periferia est, dove l’associazione di promozione sociale Collettivo Zero | Viale delle Metamorfosi ha scelto come base operativa il Centro Polifunzionale Ciro Colonna. L’associazione-collettivo è composta da diverse professionalità legate all’arte, ai beni culturali, alla progettazione e al design, e si occupa dell’attivazione di processi culturali sul territorio, che mirino a sviluppare innovazione sociale.

Proseguendo verso il centro di Napoli, facciamo un pit-stop tra il quartiere di San Lorenzo e il Rione Sanità, tagliati da Via Foria, una zona molto frequentata dalla comunità locale di giovani artisti e dagli studenti della vicina Accademia di Belle Arti, anche per la presenza del museo Madre. Partiamo soffermandoci su tre spazi. Quartiere Latino, un condominio-museo nato con la prima edizione di Art Days – Napoli Campania, a cura di Nicola Vincenzo Piscopo e col supporto del vicino Atelier Alifuoco, invita artisti con lo studio nel raggio di un km, per realizzare un percorso di opere site-specific permanenti all’interno del palazzo e raccontare il legame degli artisti coinvolti con il loro territorio. Attraversando Via Foria e poi Piazza Cavour, ci si immerge nella brulicante giungla urbana di Borgo Vergini, mercato aperto tutti i giorni e punto di riferimento per abitanti e visitatori. È sorprendente come molte delle numerose chiese che si affacciano su questa piazza siano state incorporate nell’agglomerato urbano e abbiano assunto destinazioni d’uso che deviano da quella originale, da abitazioni private – con improbabili aggiunte di finestre e balconi sulle facciate barocche – ad atelier di artisti. Dal 2015 l’artista e docente di scultura Christian Leperino, con l’associazione SMMAVE ha preso in cura, recuperato e riaperto al pubblico la chiesa cinquecentesca di Santa Maria della Misericordia ai Vergini detta “Misericordiella”, ed il suo ipogeo. In questo spazio che ha un’altra dimensione temporale, l’artista lavora alle sue opere, conduce laboratori di scultura per i suoi studenti dell’Accademia, conduce visite guidate e ospita progetti speciali, installazioni e collaborazioni multidisciplinari. Attraversando a piedi i Vergini e tenendo la sinistra al bivio in direzione Ponte della Sanità, troviamo Underneath the Arches, un programma di arte contemporanea avviato nel 2018 nel sito archeologico che conserva un tratto dell’Acquedotto Augusteo del Serino. Con la direzione artistica e la curatela di Chiara Pirozzi e Alessandra Troncone, in collaborazione con l’Associazione VerginiSanità, Underneath the Arches attiva un dialogo fra l’archeologia e la sensibilità di affermati artisti internazionali, chiamati a sviluppare interventi site-specific a seguito di un periodo di residenza.

E a proposito di residenze, non possiamo non menzionare tre spazi – diversissimi tra loro, ma uniti da un autentico concetto di ospitalità – che portano avanti una seria programmazione e ricerca indipendente. Il napoletano SuperOtium, anche boutique hotel, Marea Art Project affacciato sulla costiera amalfitana a Praiano, ExtrArtis residenza simbolo del Grand Tour.
SuperOtium, a pochi passi dal MANN – Museo Archeologico Nazionale di Napoli, è il progetto ibrido di Nicola Ciancio, Simona Da Pozzo e Vincenzo Falcione che coniuga l’attività ricettiva con quella culturale. Elemento portante della sua identità è il programma di residenze, che si completano sempre con una mostra, un talk e/o uno studio visit; tutte le attività proposte hanno il comune denominatore di proporre nuovi punti di vista e prospettive attraverso le quali guardare Napoli, oltre stereotipi da cartolina.
Marea Art Project è il progetto di residenze artistiche italiane e internazionali della Costiera amalfitana pensato dalla storica dell’arte Imma Tralli e dal cultural manager Roberto Pontecorvo insieme a Stefano Collicelli Cagol, oggi Direttore del Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato. Nasce dal desiderio di ampliare gli sguardi sul territorio affinché la Costiera, da luogo di fruizione passeggera, torni a essere uno spazio vivo di sperimentazione e creazione artistica contemporanea affacciato sul Mediterraneo.
ExtrArtis – Artists Residencies for Creative Economy è un progetto ideato e fondato da Francesca Ciampa nel 2020 presso la villa settecentesca Relais La Rupe a Sorrento, già tappa di artisti e intellettuali durante il Grand Tour e premiato da Horizon 2020 CLIC.

Concludiamo la nostra esplorazione con due realtà di recentissima apertura, che confermano l’anima cosmopolita di Napoli e che, anche in virtù di questo, siamo state felici di includere nell’edizione 2022 di Art Days – Napoli Campania. Nel cuore del centro storico, sulla celeberrima Spaccanapoli e a pochi passi dal Convento e Chiostro di Santa Chiara, troviamo Gaudium Gallery, gestita dai giovanissimi curatori Massimiliano Maglione e Giuseppe Melé, freschi di studi all’Accademia di Belle Arti. Si rivolge ad artisti emergenti ed è ospitata all’interno di quella che per circa 400 anni fu l’Ambasciata della Repubblica di Venezia a Napoli. Infine, Labinac, il collettivo con sede a Berlino fondato da Maria Thereza Alves e Jimmie Durham, coppia di artisti internazionali che ha eletto Napoli come città d’adozione; il collettivo promuove e porta avanti una programmazione legata al dialogo tra design, e arte contemporanea e ricerca sui materiali, con un occhio di riguardo alle popolazioni indigene dell’America Latina e, in generale, alle comunità locali. La sede napoletana di Labinac a Chiaia, aperta la primavera scorsa, opera in collaborazione con Fonderia Nolana e vede il coordinamento di Matteo Vinti.

Nei mesi a venire vi racconteremo di queste realtà e, più in generale, del frizzante sottobosco emergente partenopeo attraverso interviste e approfondimenti, accompagnandovi così, passo dopo passo, alla prossima edizione di Art Days – Napoli Campania.


Le curatrici – Valeria Bevilacqua, Martina Campese, Raffaella Ferraro, Letizia Mari
Il presente contenuto è realizzato in collaborazione e grazie alla gentile concessione di Art Days – Napoli Campania


Instagram: artdays_napolicampania/