La mente non lavora per negazione. Alessandra Draghi e lo SpazioSERRA

«Il pubblico del mondo dell’arte non è un pubblico», affermava David Hammons, ponendo una sorta di distinzione tra quella che egli stesso definiva «la popolazione normale» e gli altri, una cerchia di persone più ristretta, quelli che appartengono al «giro artistico». Esclusivo a tal punto da essere paragonato dall’artista statunitense a un «circolo sportivo». Eppure, al di là di una netta separazione tra “chi se ne intende” e chi vive in altro modo la sua routine quotidiana, l’artista in questione gettava le basi per una più alta ipotesi di fruizione. «Stare ad Harlem, che è un ghetto, mi ha mantenuto a stretto contatto con la realtà», dichiarava senza giri di parole, «Quindi cerco di fare qualcosa per rendere questo ambiente più reale, quando è possibile. Si dice che osservando un luogo se ne diventi parte».

È curioso che lo SpazioSERRA di Milano abbia inserito la frase di Hammons all’inizio della sua relazione programmatica, incipit di descrizioni e stesure che dovrebbero riguardare strettamente il lavoro di chi gestisce, amministra, sceglie e propone artisti ed esposizioni. Nato nel maggio 2017 grazie ad Artepassante, progetto che promuove la riqualifica e la trasformazione di zone della Società delle Ferrovie dello Stato in aree di divulgazione culturale, lo spazio si colloca nel sito metropolitano e suburbano di viale Vincenzo Lancetti, precisamente all’interno della stazione. La “serra” come principio, come fondazione, ricerca e maturazione, anche professionale, per artisti invitati a esporre progetti site specific. Un luogo creato per la “coltivazione” che, d’altro canto, genera la possibilità di prendere visione, dall’esterno, di ciò che accade al suo interno mentre si è su una via di passaggio, durante l’attesa di un treno. Il pubblico diviene dunque pubblico, oltre le differenze e le intenzioni, a causa della natura stessa dello spazio e la presa di coscienza della sua mission, ora rivolta a una cerchia di spettatori sempre più ampia e differente, per cultura ed estrazione sociale. La possibilità della visione, l’impatto “casuale” con un qualcosa di inatteso, forse non previsto, sicuramente non scontato, può essere una via perseguibile e affascinate che non solo avvicina la “gente normale” al mondo dell’arte, spingendola verso una divulgazione maggiore della stessa, ma, di pari passo, può accendere una piccola scintilla. Il desiderio di conoscere scaturisce dalle domande di tutti coloro che, guardandosi attorno, si accorgono della presenza di qualcosa.



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L’assunto suscita ulteriori interessi nei confronti del lavoro pensato appositamente per lo SpazioSERRA da Alessandra Draghi (Milano, 1994), la cui ricerca artistica indaga i principi della composizione a partire dalla rappresentazione scultorea della realtà. L’esposizione, visitabile fino al 5 settembre 2019, asseconda gli intenti del luogo senza rinnegare le modalità operative dell’artista. La fotografia, che mai ricade in un espediente tecnico, rivolge le sue attenzioni al dettaglio linguistico, accertato come elemento creativo di immagini che oscillano tra gli estremi di costruzione e scomposizione del dato reale. Harmonie dans la différence (2019) è un progetto concepito in due parti: sul muro esterno adiacente allo spazio espositivo, immagini in grande formato rappresentano gli studi realizzati su due vasi in PLA, uno verde e uno fucsia, che contrastano con l’azione di tre tipi diversi di materiali scultorei: il legno, il marmo e il granito. Giochi di colore, alternanze cromatiche e materiche convergono per la fabbricazione visiva di oggetti che stimolano sguardo e percezione.
La stampa fotografica sintetizza la dinamica costruttiva che determina le opere. All’interno della sala ottagonale, sette foto-sculture completano l’esposizione. L’installazione si mostra nella doppia valenza di immagini e oggetti, consolidata dal racconto dei processi e delle metodologie che, uniti allo studio delle forme, decostruiscono le composizioni attraverso una serie di focus incentrati su particolari grafici e materici disposti su tavoli e piedistalli.

Dove l’arte finge, l’uomo plasma; foggia in senso originario, per mezzo di una menzogna che in realtà, forse, non è altro che l’apice del desiderio. «Si spinge oltre il limite della fenomenologia», scrive Vincenzo Argentieri, curatore di SpazioSERRA, nel testo che accompagna la mostra. «Se è vero che l’apparenza inganna, bisogna ammettere che la verità si cela e che di conseguenza l’arte deve rivelare». In una via di passaggio, dove il luogo non si innalza a istituzione culturale, solcando il quotidiano delle azioni umane, l’arte può manifestarsi come l’elemento imprevisto per una nuova conoscenza.

In quanto al pubblico – lo spettatore “fuori dal giro” – attento coglie qualcosa, consapevole o inconsapevole, con la movenza fluida del suo sguardo, cercando di ripercorrere gli indizi di un metodo, in un approccio prossimale che tende alla creazione.
Lo sguardo fissato in un’opera d’arte «riflette in sé la domanda sulla sua stessa presenza», affermava Giulio Paolini, cosciente di essere egli stesso spettatore «di quell’inafferrabile personaggio, di quell’avvincente protagonista che è…lo spettatore».

Dopo la mostra di Alessandra Draghi, il 19 settembre 2019, lo SpazioSERRA inaugurerà la prima esposizione personale in Italia di Anna Bochkova.

Luca Maffeo


Alessandra Draghi

La mente non lavora per negazione

Testo critico di Vincenzo Argentieri

13 giugno – 05 settembre 2019

www.artepassante.it

Instagram: spazioserra


Caption

Alessandra Draghi, Harmonie dans la différence (Pantera), 2019 – Inkjet on photographic paper, plexiglass, aluminum, iron – 235x185x20 cm – Courtesy dell’artista

Alessandra Draghi, La mente non lavora per negazione – Exhibition View, SpazioSERRA, Milan, 2019 – Courtesy dell’artista

Alessandra Draghi, Harmonie dans la différence (J.K.), 2019 – Inkjet on paper, pvc paper, enamel, variable dimension – Courtesy dell’artista

Alessandra Draghi, Harmonie dans la différence (De Chirico), 2019 – Inkjet on fine art paper, metal, wood, 150x150x 35 cm – Courtesy dell’artista

Alessandra Draghi, Harmonie dans la différence (Emily Dickinson), 2019 – Inkjet on fine art paper, metal, wood, marble, 200x130x35 cm – Courtesy dell’artista