Abitare la distanza. Corale Preci, un libro

“Camminare in un paesaggio (anziché contemplarlo da fermi) è il mezzo più efficace e diretto per uscire da uno scenario da cartolina, immobile, piatto, ed entrare in un insieme dinamico e complesso.” Le parole che M. Meschiari, geo antropologo, scrive su W. T. Vollmann pongono in essere la necessità dell’uomo contemporaneo di ripensare il suo modo di vivere i luoghi.
È proprio con un cammino lungo 12 giorni e 169 km, che il gruppo informale di lavoro composto da artisti, attori, registi, architetti e progettisti culturali, Corale, ha fatto ritorno a Preci, cittadina umbra al confine con le Marche, dove si è dato avvio a forme alternative di abitare temporaneo. Da questo processo tripartito in immaginazione, riconnessione e formulazione sul concetto di abitare è nata la pubblicazione Corale Preci, edita nel 2021 da ziczic edizioni – casa editrice indipendente, a cura di Lilia Angela Cavallo e Silvia Tarantini, che ha come focus la narrazione di storie di luoghi e paesaggi.
Ma perché Preci? Sotto il suo nome si uniscono una quindicina di frazioni, ma è proprio Preci Alta a venir considerata zona rossa in seguito al terremoto di Amatrice del 2016, che coinvolse tutto il centro Italia. Essendo posizionato al margine del cosiddetto “cratere”, Preci si è configurato avamposto atto al ripensamento non solo di paesaggio e spazio, ma del concetto di abitazione. Nelle crepe delle sue fratture e nell’esercizio alla precarietà temporanea delle formule di permanenza possibili, il gruppo ha svolto, dal 2017 al 2019, esperienze immersive nel luogo e con la comunità.
Il volume si presenta come un ibrido tra la documentazione odeporica o di viaggio, un contenuto espanso di linguaggi visivi molteplici e un report fotografico sostenuto da corpose didascalie, introduzione alla narrazione che segue nelle pagine centrali.
Una lettera rivolta alla città di Roma, punto di partenza del viaggio a piedi svolto nel terzo anno di attività, apre la pubblicazione tratteggiando un flusso immaginifico di prosa–paesaggio che anticipa il movimento prestato dalle gambe e dal linguaggio. Più che immaginare come colmare una distanza fisica, emerge l’interrogativo sul come abitarla. Senza fornire una risposta immediata, Corale Preci offre nelle sue pagine immagini che sfumano l’idea di centro urbano in periferia fino a dissolverlo nell’area rurale, abbattendo il concetto stesso di centro: “secondo me non esiste il centro e non esiste la periferia”, si legge nelle righe della lettera.
Da San Basilio il cammino si inoltra nei Monti Sibillini, guidando il percorso fino alle pagine in cui esplode la narrazione articolata in dodici capitoli, dove prendono voce i membri del gruppo di Corale. Il corpo del testo si fa paradigma di esperienze molteplici e collettive diventando esito di un’esperienza cognitiva unitaria.
L’esperienza si dispiega nella sua interezza, distribuita in diversi segmenti di tempo lunghi tre anni, come un solo intreccio rizomatico diramato in molte direzioni, secondo modalità complesse e lontane dalla rischiosa banalizzazione narrativa sull’abitare i margini.



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Il progetto, fin dal suo principio – quando il teatro stabile dell’Umbria ha iniziato a cercare idee da sviluppare nelle aree del terremoto- pone al centro l’esigenza di utilizzare le pratiche artistiche per attivare un territorio marginale e non per trasformare un luogo in spazio di performance. Ma come rapportarsi a un “margine” attraversato da una calamità naturale? Per riconoscere la perdita sono state messe in pratica esperienze immersive nel luogo e con la la comunità di Preci, scelto come avamposto di sviluppo pratiche dai membri del collettivo, perché più lontano dall’attenzione pubblica di cui era stata rivestita Norcia.
È nelle pieghe delle criticità che sono stati individuati i punti di partenza, per questo il gruppo si è soffermato sulle possibilità impensate che le prospettive incerte, riguardanti movimento e sosta, tipiche della transumanza, potevano offrire.
Si è rivelato interessante divenire abitanti temporanei, creando comunità provvisorie all’interno della comunità stabile. Quel sistema di legami deboli, concetto individuato e formulato dal sociologo Mark Granovetter a cui il gruppo ha fatto riferimento, è quello utile a rendere un sistema più aperto e capace di comunicare dall’esterno verso l’interno e viceversa, sembra risiedere proprio nell’essere nomadici.

Mobilità e radicamento hanno ventilato un processo, realizzato in tre anni, che si è svincolato dal realizzare prodotti per il mercato dell’arte e si è rivolto, invece, alla costituzione di un patrimonio immateriale da riconnettere con il preesistente. Così le attività del primo anno hanno recuperato veri e propri riti di passaggio – come il “piantamaggio”, ricorrenza in cui un albero di pioppo viene tagliato dai giovani del paese e portato in un’area pubblica- e produzioni materiali di oggetti necessari all’uso quotidiano e domestico – come tavoli e sedie- agendoli come dispositivi in grado di riattivare spazi utili a una comunità.
L’attualizzazione dei riti incontra la trasformazione dei luoghi, come il giardino e l’orto di Cristina, divenuto cornice di performance teatrali. Il dispiegamento di nuovi, impensati, orizzonti è culminato con il rito di fondazione per eccellenza: la costruzione di una casa, corpo pubblico e privato immerso nel paesaggio.
Così gli abitanti nomadici di Preci hanno fatto ritorno il terzo anno tracciando un percorso a piedi che ha unito al gruppo originario di 9 persone altre 50. Non una cartografia, ma una mappatura di ciò che prima non esisteva: “Seguo il corso di un fiume immaginario che adesso non si vede perché nella realtà non esiste”.
Corale Preci è memoriale di ciò che è stato svolto, ma anche prontuario per pratiche future di ritorno e di immaginazione. Non un rifugio, né una seconda casa, dove svuotarsi le tasche dal disuso della prima, piuttosto un innesco di possibilità impreviste, nascoste tra le pieghe delle buche e dei crolli, che avanza nell’individuo sotto forma di interrogativo “siamo noi che raggiungiamo i luoghi o sono i luoghi che ci raggiungono?”.

Lara Gigante


Corale (Carolina Balucani, Michele Bandini, Angelo Carchidi, Leonardo Delogu, Hélène Gautier, Ettore Guerriero, Alberto Marzo, Daria Menichetti, Serena Olcuire, Maël Veisse), Corale Preci, ziczic edizioni, 2021.

Instagram: coralepreci

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Caption

Corale, Corale Preci, ziczic edizioni, 2021 – Courtesy Corale