Si dice che Latronico sia come New York. Anzi più grande

Il 18 agosto sono partito.

Oggi scrivo, ho letto il libro A Cielo Aperto, poi ferie che non sono mai tali dato che ho preparato una personale, la seconda di una serie di quattro nell’arco dell’anno, finirò a novembre. Tornato a Milano, con calma, rientro nella mia solitudine/casa e scrivo .

Ero a Livorno, dopo ferragosto ho deciso:
“Vado a Latronico!”.
Mi hanno accompagnato Pamela Rotondi e Francesco Perrotti. Sette ore e mezza, mille metri dal livello del mare. Sonno, e tanto,  tutti i giorni – dicono faccia questo effetto ai forestieri – per i quattro giorni che siamo stati, dal mercoledì al sabato. Sono arrivati anche gli Appaloosa (gruppo strumentale post-noise-rock molto conosciuto in ambito musicale indipendente in Italia e all’estero), erano in tour al sud, e niente, tutte le strade ci hanno portato a Latronico.

Parlare di accoglienza eccezionale è poco in quel luogo, l’associazione culturale Vincenzo De Luca e tutto il paese hanno trattato noi ospiti nel migliore dei modi ed è straordinario quello che hanno costruito in dieci anni in quel piccolo paese. Si (!!) un Museo A Cielo Aperto, è giusto dirlo e urlarlo. Niente soldi pubblici, tutto con le sole forze e i contributi degli associati, e dei cittadini. Che potenza!

La forza della cultura che diventa bene di tutti, impegno sociale, arte pubblica perchè del popolo, mi commuove, e ancor di più se coinvolgente e tangibile come in questo caso.

A Cielo Aperto
Wurmkos – Cénte; Latronico, 2013

A Cielo Aperto. Pratiche di collaborazione nell’arte contemporanea a Latronico. A cura di Bianco-Valente e Pasquale Campanella. Questo il titolo del libro, uscito per Postmedia books, presentato in quei giorni dopo un lavoro iniziato in paese nel 2005. Undici anni circa. Un progetto di arte pubblica che porta al dialogo attivo la pratica artistica e curatoriale con l’ambiente naturale e l’ambito urbano.

Nel cospicuo e interessante indice di contributi teorici, che distingue questo volume, cito alcuni autori che spiegano le diverse e determinanti esperienze in riferimento al concetto di arte pubblica e memoria.

“Credo che l’arte debba avere come presupposto una profonda vocazione sociale e storica, sia come riflessione sull’oggi, inteso anche nella sua relazione con il passato, sia come strumento con cui ipotizzare nuovi scenari e sperimentare”.

Queste le parole di Maria Teresa Annarumma che, proponendo poi un confronto fra Latronico e un “centro” dell’arte come New York, spiega come la località italiana sia percepita più grande perché profonda, perché con un alto potenziale relazionale, di vicinanza culturale e contemplazione di una storia comune, ahimè, minacciata dalla eccessiva rapidità di un consumismo di relazioni e di memoria, prodotto da un capitalismo metropolitano senza fine. Il passato, il conoscersi e conoscere la storia, si deteriorano in maniera molto più veloce in megalopoli come la Grande Mela.

“Ma la memoria non ha niente di negativo in sé, né la stabilità né la materia né la celebrazione, nei confronti delle quali l’arte deve delle risposte propositive, delle riflessioni che siano diverse, altre, da quelle che vengono dalla politica, dalla scienza, dalla filosofia, dalla sociologia.

Portare al limite significa appunto questo. Quando si va troppo in un senso, allora si passa al limite, ed è meno “arte”, almeno secondo me. La stessa riflessione sull’arte per me si misura su questo indagare i limiti, gli equilibri, le potenzialità, i passaggi.

Elio Grazioli affronta il tema della memoria e indaga quel gap che esiste tra l’individuale e il condiviso, l’intimo e l’esposto, il personale e il pubblico, là dove si colloca l’arte, in quel punto, sul bordo tra due ambiti.

A Cielo Aperto
Giuseppe Teofilo – Richard Parker e a Latronico, 2009

Negli anni Settanta lo storico dell’arte Enrico Crispolti ha definito l’artista “operatore culturale ed estetico”. L’intervento pubblico A Cielo Aperto, realizzato a Latronico, fissa dei problemi rispetto alla figura dell’artista come unico messaggero della cultura. L’arte non è più espediente per abbellire una piazza, quindi un oggetto decorativo urbano senza riferimenti al luogo, ma diventa segno di condivisione fin dallo stadio progettuale.

“Gli artisti hanno capovolto il processo creativo, non più un lavoro anticipatorio, ma l’attivazione concreta di politiche culturali sostenibili che avvengono attraverso lo scambio, senza negare l’approccio “poetico” al proprio lavoro”.

Questo il concetto sostenuto da Pasquale Campanella all’interno del suo contributo che spiega il “Fare dell’Arte” in un contesto pubblico.

A Cielo Aperto dovrebbe diventare un testo universitario. Dovrebbe essere studiato come dogma importante della cultura contemporanea – io la vedo arte ultra-contemporanea – di una pratica artistica che vede l’artista, e quindi l’arte, inseriti nel cuore del luogo, tra le persone che lo vivono, con le loro storie, con l’eco delle strade percorse da sempre dove tutto è racconto, presente e passato.

Michael Rotondi

 

BIANCO-VALENTE, Pasquale CAMPANELLA

A Cielo Aperto. Pratiche di collaborazione nell’arte contemporanea a Latronico

Postmedia Books, Milano, 2016

Contributi teorici:

Maria Teresa Annarumma, Aste&Nodi, Angelo Bianco, Simona Bordone, Pasquale Campanella, Giusy Checola, Tommaso Evangelista, Pietro Gaglianò, Thomas Gilardi, Elio Grazioli, Matteo Innocenti, Marco Petroni, Alessandra Pioselli, Leandro Pisano, Pietro Rigolo, Elena Giulia Rossi, Gabi Scardi, Elvira Vannini.

Artisti nel museo A Cielo Aperto di Latronico e/o presenti nel libro:

Fabrizio Bellomo, Francesco Bertelé, Bianco-Valente, Stefano Boccalini, Elisa Fontana, Andrea Gabriele e Andrea Di Cesare, Michele Giangrande, Elisa Laraia, Antonio Ottomanelli, Giuseppe Teofilo, Eugenio Tibaldi, Wurmkos, Virginia Zanetti

www.postmediabooks.it

www.associazionevincenzodeluca.com