Raccontaci del vostro project space, quando è nato, chi fa parte del team e da quali idee si è sviluppato il progetto.
Brenda Vaiani: Uno a Uno Project nasce nel 2017, per volontà mia e di Claudia Cucca, co-fondatrice. Il progetto poggia le sue basi su una profonda condivisione di ideali e di visioni con Claudia; mi riferisco, in particolare, a ciò che secondo noi la curatela emergente dovrebbe rappresentare per i giovani artisti. Vivendo per tutti gli anni universitari a stretto contatto con gli artisti, siamo cresciute sviluppando una sensibilità molto affinata su ciò che riguardava la bellezza e la complessità della loro professione, fino a che questa sensibilità non si è evoluta in una volontà di far parte del loro percorso. Possiamo dire che il progetto è nato nel modo più naturale possibile: da una predisposizione nei confronti di persone che capivamo, dal desiderio di appoggiare la vocazione degli artisti e di aiutarli a svilupparla.
Qual’è la vostra mission? Quali obiettivi per il futuro?
Brenda Vaiani: Ciò che ci interessa raggiungere con Uno a Uno Project è una proposta espositiva che faccia forza su due costanti: la prima è legata a un rapporto possibilmente duraturo con gli artisti. Non solo eventi; con loro vorremmo essere in grado di creare dei veri e propri percorsi, capire come la mostra a cui diamo vita influisce sulla loro stessa produzione e insieme – proprio tenendo di conto di questo fattore di cambiamento, di evoluzione – poter ambire ad altre future e diverse strade. La seconda riguarda il rapporto con lo spazio fisico, con i luoghi e le città. Io e Claudia desideriamo fortemente investire sulla connessione tra arte e cittadino. Vorremmo che l’arte contemporanea riuscisse a insediarsi e a riattivare zone dimenticate o ignorate; con questo non intendo riferirmi per forza alla problematica del degrado urbano. Il nostro obiettivo per il futuro è quello di combinare questi due punti appena citati e fare in modo che Uno a Uno Project si attivi come una piccola luce intermittente in tante regioni diverse d’Italia, dalla metropoli al piccolo paese di provincia. Vogliamo far fede a un flusso molto potente, mantenerlo della stessa intensità e cambiare forma continuamente. Ecco perchè, per adesso, preferiamo non avere una sede fissa.
Quali progetti avete sviluppato finora, con quali artisti avete lavorato e che ambito della sperimentazione prediligete all’interno del vostro spazio?
Claudia Cucca: Uno a Uno Project è giovanissimo e per questo, sotto il suo nome, abbiamo realizzato solo una mostra dal titolo HabitatVivo in collaborazione con POPHouse Magazine. Ci piace lavorare con artisti giovani e crescere insieme a loro, instaurare un dialogo in cui la mostra rappresenti non un punto di arrivo ma un punto di verifica inserito in un progetto lungimirante. Non prediligiamo ambiti specifici di sperimentazione ma seguiamo artisti la cui ricerca sia in grado di stimolarci e incuriosirci. La curiosità per noi è fondamentale. Avendo intenzioni lungimiranti, cerchiamo sempre artisti nella cui ricerca ci riconosciamo, ci sentiamo coinvolte, e di cui possiamo condividerne la passione e magari alimentarla.
In Italia sta sorgendo una rete sempre più fitta di project space, secondo voi da quali esigenze nasce e che prospettive future avrà questo fenomeno?
Claudia Cucca: Sicuramente la precarietà dei nostri anni, la mancanza di basi economiche, ma al tempo stesso la voglia di mettersi in gioco e costruirsi un’esperienza partendo da quello per cui si ha passione, hanno creato un terreno prolifico per un ibrido come il project space. Ibrido perché luogo indefinito. Uno spazio interstiziale che chiede all’artista, al curatore e all’arte stessa di definirlo e costituire un nuovo discorso. Quella che è nata come necessità, si sta sviluppando come virtù. Nel futuro non so se assumerà tanta importanza quanto i luoghi “classici” deputati all’arte, ma forse, è proprio lo sfuggire alla definizione e rimanere un po’ “ in mezzo” a costituire l’aspetto più interessante dei project space e il carburante di questa rete in forte espansione.
Siete tra i project space milanesi che faranno parte di SPAZI 2018, volete raccontarci il progetto che presenterete durante i giorni del festival?
Brenda Vaiani: La mostra si inserirà all’interno di una piccola ex-attività commerciale della periferia milanese. Il progetto si lega a quello che abbiamo detto poco prima, ovvero al nostro obiettivo di riattivazione degli spazi le cui identità hanno subito, per qualche motivo, un arresto. Non si tratta semplicemente di concedere una seconda lettura del luogo e dello spazio, ma di mettere in moto dinamiche artistiche in una parte del tessuto urbano che ne è attualmente privo. Per l’occasione abbiamo invitato una giovane artista che seguiamo da oltre un anno che presenterà un lavoro capace di creare una interessante riflessione tra contenuto e contenitore.
a cura di Irene Angenica
Instagram: unoauno_project
Caption
Marco Siciliano – Installation view mostra HabitatVivo – Courtesy Uno a Uno project
Andrea Bargagallo, Esiste un’etica dell’Addio – Installation view – Courtesy Uno a Uno project
Claudia Cucca e Brenda Vaiani, fondatrici di Uno a Uno project – Courtesy Uno a Uno project