Raccontateci del vostro project space, quando è nato, chi fa parte del team e da quali idee si è sviluppato il progetto.
Rosa Selavi : Galleria Inconsueta è uno spazio espositivo indipendente, nato a Maggio 2017 all’interno dell’edificio occupato Ri-make. La curatela del progetto è stata affidata a Rosa Selavi, l’immagine grafica allo studio di grapich design Firm, due persone si occupano del reperimento fondi, della logistica generale, delle parti allestitive, della comunicazione, dell’organizzazione di eventi e della eventuale vendita delle opere. Siamo anche supportati da diversi amici e amiche che ci accompagnano in quest’ avventura senza avere un ruolo specifico. La Galleria nasce a seguito di una collaborazione di tre amici per costruire uno spazio di lavoro / laboratorio; verificato l’interesse per la nostra attività da parte di diverse persone, abbiamo avuto l’opportunità di costruire, letteralmente, lo spazio espositivo. Abbiamo trovato le condizioni necessarie per esistere e lo abbiamo fatto; l’idea della galleria era nell’aria da un po’ e l’abbiamo semplicemente messa in pratica. Pensavamo che nelle nostre ricerche estetiche vi fosse un’attitudine comune e ci siamo messi insieme per verificarlo, ognuno mantenendo la propria identità.
Qual è la vostra mission? Quali obiettivi per il futuro?
Nalla mostra inaugurale, Prologo, a cura di Rosa Selavi, abbiamo presentato lo spazio vuoto con le pareti tinte di giallo fluorescente, a segnalare la nascita di qualcosa di nuovo, uno spazio, innanzitutto di pensiero e di possibilità. Sui vetri, visibile sia dall’esterno sia dall’interno, “guardare l’arte / esserne guardati”, una scritta domandava testualmente all’osservatore dentro e fuori dallo spazio espositivo: “Può essere l’Arte uno strumento di lotta?” Il testo critico recitava: “Noi crediamo che l’Arte debba entrare nella Realtà, e la Realtà nell’Arte”. Era, ed è, la nostra posizione, ma stiamo ancora verificando questa ipotesi e continueremo a farlo.
Lo strumento d’indagine che utilizziamo sono le mostre d’Arte: chiediamo agli Artisti che collaborano con noi di far sentire il più forte possibile la loro voce; ogni esposizione è però anche parola di un discorso generale che via via stiamo sviluppando.
Quali progetti avete sviluppato finora, con quali artisti avete lavorato e che ambito della sperimentazione prediligete all’interno del vostro spazio?
La seconda mostra che abbiamo proposto è stata la prima personale di Giuditta Aresi (Treviglio, 1989), Brava Bravissima: dando parola agli oggetti industriali, alle confezioni di prodotti, ai sacchetti, Giuditta ha proposto una personale visione di cosa significhi assumersi il ruolo di Artista nella contemporaneità. La terza mostra è stata la personale di Andrea Grandi (Busto Arsizio, 1985), Quattro periferie con un museo al centro, una riflessione sul concetto di centro e periferia tramite un pensiero architettonico, urbanistico e umanistico. Una storia ambientata tra Baggio, Bruzzano, Calvairate, Rozzano e Affori. Per la quarta mostra, Il favoloso mondo di Patty, abbiamo esposto 13 disegni di Patrizia Cercamondi (Settimo milanese, 1979). Patrizia è artista, in totale solitudine, da 20 anni e portatrice di sindrome di down. Quinta mostra dell’anno è stata Quasi Poesie di Alan il realista (Pampuro, 1983), un’esposizione che spaziava tra la non poesia, l’Arte, lo sberleffo alla street art e l’attivismo politico. Durante l’anno abbiamo presentato tre aperitivi in cui Rosa Selavi raccontava la vita e l’opera di artisti storicizzati che sentiamo vicini alla nostra pratica – Duchamp, Klein, Manzoni – e organizzato una presentazione del disco Entropia 3 di Egreen. In generale, ci piacciono il disegno, la pittura e la scultura; tentiamo sempre di produrre oggetti fisici che siano dei contenitori di senso perché crediamo nell’Aurea dell’Opera d’Arte. Ci piacciono molto i graffiti di New York degli anni ’70 e ’80, e le scritte in generale. Apprezziamo la musica rap e derivati. Ci sentiamo molto italiani ma comunque cittadini del mondo. A partire da questi interessi approfondiamo le nostre ricerche.
In Italia sta sorgendo una rete sempre più fitta di project space, secondo voi da quali esigenze nasce e che prospettive future avrà questo fenomeno?
Ci sembra di avvertire, dietro a questo movimento di energie, una volontà di proporre progetti che non aderiscono totalmente alle caratteristiche e alle modalità di funzionamento di un modello classico di galleria. Rispetto alle prospettive, pensiamo che potrà resistere chi raggiungerà un buon grado di indipendenza economica e chi riuscirà a produrre una buona offerta culturale, elaborando una proposta figlia di una visione profonda.
Galleria Inconsueta è tra i project space milanesi che faranno parte di SPAZI 2018, volete raccontarci il progetto che presenterete durante i giorni del festival?
Il progetto che presenteremo per spazi 2018 si intitola Ostriche, a cura di Marco Laudadio. Sarà una mostra collettiva degli Artisti con cui collaboriamo: Alfano, Aresi, Cercamondi, Grandi, Porro, Realista e Selavi.
L’esposizione prende come spunto l’ideale dell’ostrica di Giovanni Verga per rileggere la pratica dei singoli artisti e proporre uno sguardo sulla realtà che osserviamo e viviamo tutti i giorni.
a cura di Irene Angenica
Instagram: galleria_inconsueta
Caption
Galleria Inconsueta (veduta esterna) – Patrizia Cercamondi, Il favoloso mondo di Patty – Courtesy Galleria Inconsueta, ph Daniele Coppa
Veduta Galleria Inconsueta – Courtesy Galleria Inconsueta, ph Daniele Coppa.
Andrea Grandi, Case popolari di via Saintbon – Courtesy Galleria Inconsueta, ph Daniele Coppa.
Patrizia Cercamondi, Cuore Agitato – Courtesy Galleria Inconsueta, ph Daniele Coppa.
Giuditta Aresi, Thank you! – Courtesy Galleria Inconsueta, ph Daniele Coppa.